Discussione filosofica tra Foucault e Chomsky su politica e natura umana
Godetevi questa discussione filosofica tra Foucault e Chomsky andata in onda nel 1971 in Olanda, a Eindhoven
La discussione tratta di due importanti tematiche: la nozione di natura umana e la politica (quest’ultima intesa come analisi dell’effettivo “potere politico” e come costruzione di una società più “giusta”.
Per Chomsky l’uomo possiede, in modo innato, delle facoltà, caratteristiche, schemi o principi organizzativi che guidano il suo comportamento sociale, intellettuale e individuale. Lo studio della mente umana portato avanti dalla scienze cognitive mira, per l’illustre linguista, proprio alla conoscenza di tali principi innati ed autoregolativi. Dice Chomsky: «[…] ritengo che da un punto di vista biologico e antropologico, la natura dell’intelligenza umana certamente non sia cambiata in modo sostanziale dall’uomo di Cro-Magnon in poi».
Foucault dice: «[…] ho difficoltà ad accettare che tali regolarità siano legate alla mente o alla natura umana come condizioni di esistenza: […] mi sembra che occorre risituarle all’interno delle altre pratiche umane, economiche, tecniche, politiche, sociologiche che servono da condizione di formazione, comparsa e da modello». L’uomo di Foucault è “un’invenzione recente”, cioè non l’uomo biologico che vive, parla e produce, bensì l’uomo sempre condizionato, in tutte le sue azioni e manifestazioni, dall’epoca storica in cui vive e dal contesto che lo circonda. L’uomo delle scienze umane.
Chomsky affronta il concetto della natura umana attraverso la sua concezione del linguaggio che è innato e creativo: ogni essere umano fa un utilizzo infinito – infinito nelle sue possibilità – di mezzi finiti – cioè limitati numericamente e nelle potenzialità. I mezzi altro non sono che quella serie di “schematismi” innati; ciò in cui ogni uomo è diverso dall’altro è l’uso che ne fa.
Per Foucault, Chomsy sbaglia nel parlare di principi normativi (i mezzi finiti) del linguaggio o delle azioni umane nella mente individuale: «Gli schemi e le strutture su cui si innesta la variazione creativa hanno un origine sovrapersonale» (dove sovrapersonale vuol dire storica). La natura umana (se proprio non si puo fare a meno di chiamarla cosi) è, quindi, non un concetto scientifico o un invariante biologico, bensì solamente un «indicatore epistemologico», ossia una nozione utilizzata in modo diverso e vario dagli studiosi a seconda delle “rivoluzioni scientifiche” e delle epoche storiche.
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