censura in italia
Satira socio-politica

La recente storia della censura in Italia

La recente storia della censura in Italia

La recente storia della censura in Italia non è una storia a lieto fine. Non è neanche una storia. Fortunatamente per quanto si tenti di ostacolare la satira, l’informazione, per quanto si tenti di utilizzare il proprio peso o potere politico al fine di zittire i “coraggiosi” che non si danno per vinti, un modo per riemergere, questi, lo trovano sempre. 

Nella prima repubblica era un casino perché la censura doveva essere chiamata in un altro modo. Si pensi a Tognazzi e Vianello censurati per una gang sul Presidente Gronchi, poi Dario Fo e Franca Rame per uno scheck sugli infortuni sul lavoro, Beppe Grillo per aver leso l’immagine di Bettino Craxi. Ebbene, per il governo non si trattava di censura ma di  buon gusto, talvolta di moderazione, in altri casi semplicemente un’opera buona.

Poi è arrivato Berlusconi Akbar e il metodo è cambiato. Addirittura Gasparri Akbar, proprio come il suo maestro aveva fatto con Santoro, interviene in diretta telefonica perchè Gene Gnocchi aveva fatto una battuta sulla nipote dello stesso raccomandata per uno stage. Biagi, Luttazzi, Vauro sono solo alcuni colpiti da questo metodo che per molti versi rievoca, metaforicamente, un recente episodio. 

Sembra spianarsi la strada per la censura in Italia dopo il definitivo smantellamento politico del Biscione. Oggi c’è Renzi, figuriamoci se puo permettersi di censurare. Rassicurata Sabrina Guzzanti lancia il trailer del suo film sulla trattativa Stato-mafia ma ecco che subito si scatenano 5 deputati del PD e cioè, Bonaccorsi, Gelli, Anzaldi, Magonro e Oliveri. E non è finita qui!

Precisa Travaglio: “Ogni riferimento alla strage di Parigi è puramente casuale perché quella è una tragedia mentre noi siamo sempre nella farsa.”

 

E tu cosa ne pensi della censura in Italia?

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